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Andrea del VerrocchioAndrea del Verrocchio
Firenze 1435 - Venezia 1488 Sepolto nella Chiesa di Sant'Ambrogio a FirenzeFlorence 1435 - Venice 1488 Buried in the Church of Sant'Ambrogio in Florence

Andrea del Verrocchio, Il Battesimo di Cristo, 1475 ca., Galleria degli Uffizi, FirenzeAndrea del Verrocchio, The Baptism of Christ, 1475 ca., Galleria degli Uffizi, Florence

Verròcchio, Andrea del (propr. Andrea di Cione). - Pittore, scultore e orafo (Firenze 1435 - Venezia 1488). 

ANDREA di Michele di Francesco di Cione, detto il Verrocchio, nacque a Firenze nel 1436 dal fornaciaio Michele di Francesco di Cione e dalla sua prima moglie Gemma e prese il nome dal suo primo maestro, l'orafo Giuliano del Verrocchio. Secondo l'Anonimo Magliabechiano sarebbe stato scolaro di Donatello, ma le opere giovanili come il Lavabo per la Sagrestia Vecchia di S. Lorenzo (1465 circa) dimostrano soprattutto la discendenza da Desiderio di Settignano. Iniziando il suo percorso artistico dalla tecnica orafa si costruisce una maniera stilistica molto personale e complessa in virtù di molteplici influssi, nella ricerca di un nuovo accordo tra la linea espressiva del movimento, la pienezza plastica e la funzione avvolgente del chiaroscuro, in relazione a forme non isolate ma viventi nello spazio. Come molti artisti sperimentò anche la terracotta, secondo l’antica tradizione, producendo opere come la Resurrezione (1465 circa; Firenze, Bargello), la Madonna col Bambino (Firenze, Bargello), il rilievo con la Deposizione (Berlino, Staatliche Museen). Risale al 29 marzo 1463 la decisione della Mercanzia di Firenze di realizzare il gruppo della Incredulità di san Tommaso all'esterno di Orsanmichele entro il tabernacolo di Donatello, che originariamente accoglieva il san Ludovico. L'opera, terminata il 21 giugno 1483, si impone per la profondità dello spazio, dove si dispongono in diagonale le due figure, facendo addirittura fuoriuscire il piede di san Tommaso dal piedistallo, mentre il frastaglio pittorico dei panneggi, più dolce quello del Cristo e agitato e inquieto quello dell'apostolo, sottolinea la psicologia dei personaggi. Del 1468 è il candelabro, ora al Rijksmuseum di Amsterdam, realizzato per un corridoio di Palazzo Vecchio. La notorietà dell’artista crebbe notevolmente quando ottenne le committenze medicee, prima di tutto il monumento funebre di Cosimo il vecchio nella cripta sotto l'altare della chiesa di san Lorenzo tra il 1465 e il 1467, poi quello per Piero e Giovanni de' Medici terminato nel 1472, splendido per la policromia dei materiali e per la raffinatissima fattura degli elementi decorativi, dove il sarcofago è collocato entro un'arcata schermata dall'originale motivo dei cordami intrecciati, con la funzione di mediare la luce. Eseguì anche la palla a coronamento della cupola di Santa Maria del Fiore dove fu collocata il 27 maggio 1472 e vi rimase fino al 17 gennaio 1600, quando venne colpita da un fulmine. "La fece alta braccia quattro, e posandola in sur un bottone, la incatenò di maniera, che poi vi si poté mettere sopra sicuramente la croce", come dice il Vasari. A partire dalla seconda metà degli anni ‘70 il Verrocchio si dedicò principalmente alla scultura attenendosi in un primo tempo ai modelli canonici fiorentini, come nel David in bronzo (Firenze, Bargello,1475 circa) su commissione medicea, dove riprese il soggetto di Donatello, con espliciti richiami al Pollaiolo nell’immagine di un giovane sicuro della propria energia fisica e morale, in cui si avverte quella vitalità dinamica che piacerà molto agli artisti. Del 1477 è poi il monumento funebre di Francesca Pitti Tornabuoni, di cui rimangono due bassorilievi (Firenze, Museo Nazionale del Bargello), e quattro Virtù (Parigi, Museo Jacquemart-André). A partire dallo stesso anno, il Verrocchio cominciò a lavorare al monumento funebre del cardinale Niccolò Forteguerri nel Duomo di Pistoia, dove la morbidezza del modellato, non priva di reminiscenze robbiane, si unisce al dinamismo delle figure, evidente per le sfumature avvolgenti del chiaroscuro, in un significato plastico e insieme pittorico tanto diverso dalla visione donatelliana. Questa maniera personale risalta anche in altre sculture come il Putto in terracotta, già Dreyfus (Washington, National Gallery)e il famosissimo Putto alato con delfino (1478 circa), soggetto derivato dall'antico ma reinterpretato in un erote danzante, in precario equilibrio, originariamente destinato a una fontana per la villa medicea di Careggi ora a Palazzo Vecchio, dove si percepiscono echi del naturalismo di Desiderio da Settignano, che lo indirizzò verso la trasfigurazione della materia scultorea in morbide forme levigate. Dello stesso periodo è il busto della Dama col mazzolino (Firenze, Museo Nazionale), un’opera altamente innovativa dove, per evitare una rigida visione frontale a favore di un maggior dinamismo, lo scultore impresse un leggero movimento al volto intenso e pensoso della donna, con una minuziosa descrizione dell'abito e dell'acconciatura. Grazie all'espediente del taglio del ritratto all'altezza dell'ombelico, poté inserirvi anche le mani, atteggiate con estrema naturalezza nel gesto di stringere un mazzolino di fiori, bellissime tanto da far pensare alla diretta collaborazione di Leonardo. Nel 1479 la Repubblica di Venezia decretò la realizzazione di un monumento equestre per il condottiero Bartolomeo Colleoni, morto nel 1475, da collocarsi in campo Santi Giovanni e Paolo e nel 1480 ne affidò l'esecuzione al Verrocchio, che nel 1481 portava il modello in "stracci" del cavallo, distrutto poi dallo stesso artista, sdegnato per la decisione di affidare la figura del condottiero al Bellano. Avendo ottenuto nel 1485 l'incarico di tutto il monumento, riprese il lavoro che condusse quasi a termine, tranne le rifiniture poi affidate a Alessandro Leopardi. Lo scultore esalta la vita eroica rappresentata dall'azione del condottiero fierissimo in sella ad un destriero possente, studiando l'anatomia muscolare come Leonardo per il suo monumento a Francesco Sforza, e ispirandosi, oltre al Gattamelata di Donatello a Padova, alle statue antiche di Marco Aurelio, ai cavalli di San Marco e del Reggisole, e anche all'affresco con Giovanni Acuto di Paolo Uccello nel duomo di Firenze. La statua emana notevole suggestione per l'espressione solenne e lo sguardo aggrottato del volto del Colleoni, sottolineato dalla zona d'ombra provocata dal cimiero. L'effetto dinamico del gruppo è dato dall'incrocio di due diagonali: quella formata dal profilo superiore del corpo del cavallo e quella che va dal busto del condottiero alla zampa anteriore sinistra dell’animale, piegata ad angolo retto. Nel 1480 Verrocchio aveva completato il rilievo argenteo della Decollazione del Battista, per il dossale del Battistero fiorentino, che gli era stato commissionato il 24 luglio 1477, ora al Museo dell'Opera del Duomo. Il 25 giugno 1488 fece testamento a Venezia, nominando Lorenzo di Credi quale eventuale prosecutore della sua opera; il 7 ottobre morì a Venezia, venne sepolto nella Chiesa di Sant'Ambrogio a Firenze.

I suoi primi approcci alla pittura risalirebbero alla metà degli anni ‘60 quando lavorò a Prato con Filippo Lippi nel coro del Duomo; il suo stile è intensamente realistico, con suggestioni alla fiamminga e una linea espressiva e ricca di pathos. Tra il 1474 e il 1475 realizzò il Battesimo di Cristo (Uffizi) con il giovane allievo Leonardo da Vinci, a cui si deve l’angelo inginocchiato a sinistra e buona parte del paesaggio. L'unico dipinto totalmente autografo è la Madonna e bambino con i santi nella Cattedrale di Pistoia. Nei suoi disegni il Verrocchio si dimostra validissimo artista, rispecchiando, nel tratteggio e nel chiaroscuro, i rapporti che lo legano a Leonardo, mediante tuttavia una robustezza plastica delle immagini più o meno abbozzate, che ribadisce il significato eminentemente scultoreo del suo stile "antico-moderno", secondo una definizione del Vasari. Alla sua scuola si formarono alcuni grandi maestri come Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Domenico Ghirlandaio, Lorenzo di Credi, Luca Signorelli, e, soprattutto, Leonardo, la cui stretta collaborazione con interventi diretti in alcune opere e gli evidenti tratti comuni hanno posto la critica di fronte al problema complesso dei rapporti tra i due artisti. Che il Verrocchio abbia avvertita la novità di molte intuizioni del giovane discepolo non compromette, tuttavia, la coerenza originale del suo linguaggio. L’artista rivestì un ruolo di grande importanza nella tendenza a misurarsi con diverse tecniche artistiche, manifestatesi nella Firenze di fine Quattrocento, e infatti la sua bottega divenne polivalente, con opere di pittura, scultura, oreficeria e decorazione, così da poter far fronte alla domanda proveniente da tutta l'Italia.

Biografia a cura di Giovanna Lazzi

ANDREA di Michele di Francesco di Cione, known as Verrocchio, was born in Florence in 1436 of kiln worker Michele di Francesco di Cione and his first wife Gemma, he took his name from his first master, goldsmith Giuliano del Verrocchio. According to Anonimo Magliabechiano he was Donatello’s scholar, but youthful works such as Lavabo for the Old Sacristy of S. Lorenzo (c. 1465 circa) mainly demonstrate descent from Desiderio di Settignano. Starting his artistic path from goldsmith technique, he formed a very personal, complex stylistic manner by virtue of multiple influences, in the search for a new agreement between the expressive line of movement, plastic fullness and the wrapping function of chiaroscuro, in relation to forms that were not isolated, but living in the space. Like many artists he also experimented on terracotta, according to the ancient tradition, producing works like The Resurrection (c. 1465; Florence, Bargello), Madonna with Child (Florence, Bargello), the relief with the Deposition (Berlin, Staatliche Museen). 29 March 1463 saw the Florence Mercanzia decide to create the group of the Incredulity of Saint Thomas outside Orsanmichele Church in the Tabernacle of Donatello, which originally welcomed San Ludovico. The work, completed on 21 June 1483, is marked by its depth of space, in which the two figures are formed diagonally, so even Saint Thomas’ foot emerges from the pedestal, while the pictorial jaggedness of the drapes – Christ’s softer, the apostle’s agitated and restless – underline the characters’ psychology. The bronze candlestick, dating from 1468 and made for a corridor of Palazzo Vecchio, is now at the Rijksmuseum di Amsterdam. The artist’s fame grew considerably when he obtained the Medici Commission, first for the Cosimo the Elder tomb monument in the crypt below the altar in the Church of San Lorenzo between 1465 and 1467, followed by one for Piero and Giovanni de' Medici, finished in 1472, splendid with the polychromy of materials and highly refined craftsmanship in decorative elements, in which the sarcophagus is placed in a screened arch with the original motif of braided ropes, so as to mediate the light. He also created the crowning sphere for the Dome of Santa Maria del Fiore, where it was placed on 27 May 1472 and remained until 17 January 1600, when it was struck by lightning. "He made it four braccia high, and, placing it on a knob, secured it in such a manner that afterwards the Cross could be safely erected upon it", as Vasari says. As of the second half of the ‘70s, Verrocchio principally dedicated himself to sculpture, initially drawing on rectory Florentine models, as in the bronze David (Florence, Bargello, c 1475), commissioned by the Medici, in which he took the subject from Donatello, with explicit reference to Pollaiolo in the image of a youth, sure of his physical and moral energy, in which the dynamic vitality that many artists would like is observed.  Then, 1477 saw the funeral monument of Francesca Pitti Tornabuoni, two bas-reliefs of which survive (Florence, Museo Nazionale del Bargello), and the Four Virtues (Paris, Museo Jacquemart-André). Starting from this year, Verrocchio started working on the funeral monument of Cardinal Niccolò Forteguerri in Pistoia Cathedral, in which the softness of the shape, not without recalling the Robbia brothers, joins the dynamism of the figures, clear with the winding shades of chiaroscuro, in a plastic and at the same time pictorial significance that is so unlike Donatello’s vision. This personal manner also appears in other sculptures like the terracotta Putto, already Dreyfus (Washington, National Gallery) and the very well-known Winged Putto with Delphin (c. 1478), a subject deriving from Antiquity but reinterpreted as a dancing Eros, in precarious balance, originally designed for a fountain for the Medici villa of Careggi, now at Palazzo Vecchio, in which one perceives echoes of the naturalism of Desiderio da Settignano, who directed him towards transfiguring the sculpture material into soft, smooth forms. The same period produced Woman with Flowers (Florence, Museo Nazionale), an extremely innovative work in which the sculptor avoided a rigid frontal vision in favour of greater dynamism so impressed a slight movement onto the woman’s intense, suffering face, with minute description of the clothing and hair style. Thanks to the expedient of cutting the portrait at navel height, he could also insert the hands, posing very naturally in the gesture of wringing a bunch of lowers, so beautiful they imply direct collaboration with Leonardo. In 1479 the Republic of Venice decreed the creation of an equestrian monument for condottiero Bartolomeo Colleoni, who died in 1475, to be placed in Campo Santi Giovanni e Paolo and in 1480 he entrusted its execution to Verrocchio, who in 1481 brought the model in "shreds" of the horse, later destroyed by the same artist, indignant over the decision to entrust the figure of the condottiero to Bellano. Having obtained the task of the whole monument in 1485, he returned to work and almost completed it, excepting the finishing, later given to Alessandro Leopardi. The sculptor exalts the heroic life represented by the action of the very proud condottiero on the saddle of a powerful steed, studying muscular anatomy, like Leonardo for his monument to Francesco Sforza, inspired by the Gattamelata of Donatello at Padua, the ancient statues of Marcus Aurelius, the horses of  San Marco and Reggisole, and also the fresco with Giovanni Acuto by Paolo Uccello in Florence Cathedral. The statue emanates remarkable fascination thanks to the solemn expression and frowning look on Colleoni’s face, underlined by the area of shade caused by the crest. The dynamic effect of the group is given by the cross of the two diagonals: the one formed by the upper profile of the horse’s body, and the one going from the condottiero’s torso to the animal’s left rear leg, bent to a right angle. In 1480 Verrocchio had completed the silver relief of The Beheading of Saint John the Baptist, for the cover of the Florentine Baptist, which was commissioned of him on 24 July 1477, and is now at the Museo dell'Opera del Duomo. On 25 June 1488 he bore witness at Venice, nominating Lorenzo di Credi as a possible prosecutor of his work; on 7 October he died at Venice, to be buried at Chiesa di Sant'Ambrogio in Florence.

His first approach to painting go back to the mid-60s, when he was working at Prato with Filippo Lippi in the Cathedral choir; his style is intensely religious, with hints of Flemish and an expressive line rich in pathos. Between 1474 and 1475, he created the Baptism of Christ (Uffizi) with his young scholar Leonardo da Vinci, to whom the kneeling angel to the left and a great deal of the countryside is owed. His only completely original painting is the Madonna and Child with Saints at the Cathedral of Pistoia. In his drawings, Verrocchio proves he is a highly competent artist, his outlines and chiaroscuro reflected his ties to Leonardo, but through a plastic robustness in the more or less sketched images, affirming the eminently sculpture meaning of his "antique-modern" style, according to a definition by Vasari. His school formed several great masters such as Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Domenico Ghirlandaio, Lorenzo di Credi, Luca Signorelli, and especially Leonardo, whose close collaboration, with direct interventions in some works and evident common traits, has placed critics before the complex problem of the relationship between the two artists. That Verrocchio appreciated the innovation in many of his young disciple’s intuitions still does not compromise the original consistency of his language. The artist bore a very important role in the tendency to challenge himself with various artistic techniques, manifest in Florence at the end of the 1400s, and his studio actually became multi-faceted, with works of painting, sculpture, goldsmith, and decoration, so as to face demand from all Italy.

Biography by Giovanna Lazzi




Opere riprodotte da Le Mostre Impossibili

Works reproduced by Impossible Exhibitions

Uvres reproduites de Le Mostre Impossibili