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San SebastianoSaint Sebastian
Antonello da MessinaAntonello da MessinaAntonello de Messine
Gemäldegalerie Alte MeisterGemäldegalerie Alte MeisterGemäldegalerie Alte Meister, DresdaDresdaDresda, GermaniaGermanyAllemagne
olio su tavola trasportata su telaOil on canvas transferred from panel, 171 x 86 cm., anno 1478 c.

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Intorno al 1478 Antonello dipinse il San Sebastiano per il primo altare della veneziana Confraternita di San Rocco, fondata nel 1478, quando infuriava una grave pestilenza. Raffigurato giovane e prestante, il santo domina la scena, legato ad un albero, al centro di una piazza inquadrata da edifici veneziani che, scorciati in prospettiva, esaltano la monumentalità della figura, grazie anche al punto di vista ribassato. Si curva leggermente verso destra, trapassato da cinque frecce, nudo, se si eccettua il dettaglio delle mutande secondo l’uso del tempo, aderenti ad accentuare lo statuario corpo marmoreo, accarezzato da una morbidezza cromatica memore di Giovanni Bellini, con l’attenzione ai dettagli anatomici, consentiti dalle rare possibilità di rappresentare il nudo nelle scene sacre e tanto cari all’Umanesimo. La spettacolarità dello sfondo, che chiude lo sguardo come una quinta scenica, con la doppia arcata da cui si nota l’acqua della laguna e l’insorgenza dei caseggiati contro l’azzurro del cielo, si anima nelle figure immerse in occupazioni quotidiane, scene "di genere” in un contesto urbano riconoscibile. Antonello ambienta il martirio in un tempo ordinario, in uno spazio misurabile in cui l’episodio sacro, attualizzato nel presente, consente la comprensione del mistero della santità e accresce la devozione. Il magistero di Andrea Mantegna con le sue soluzioni rigorose ma ardite (Cristo, Milano, Pinacoteca di Brera) e le sue sperimentazioni illusionistiche (Cappella Ovetari della Chiesa degli Eremitani di Padova) offriva un esempio di coinvolgimento emotivo dello spettatore, come qui le frecce non unicamente simbolo di martirio ma causa di devota partecipazione. L’attenzione ai dettagli di vita quotidiana, con un naturalismo in debito con la conoscenza dei fiamminghi, dai quali l’artista trae anche l’uso della tecnica a olio, è contraddetta dall’albero, del tutto improbabile, che sbuca dal pavimento in prospettiva, memore, come l’intera impaginazione in sezione aurea, di Piero della Francesca. La composizione è articolata su rapporti matematici, rigorosa per l’uso iterato della sezione aurea, ma la luce, che accarezza le forme e le scolpisce, inserisce la chiarezza geometrica nella realtà naturale, in armonico rapporto con l’umanità. L’uso sapiente e quasi spregiudicato della luce intrigano lo spettatore a partecipare emotivamente al pathos del martire, che si ritaglia uno spazio solitario contro la normalità della vita, al di sopra e al di fuori della misura naturale dello spazio e del tempo, umano nel corpo ferito ma spirituale nell’espressione depurata del volto, appena malinconica ma non sofferente, una mirabile sintesi tra umano e divino, realtà sublimata e realtà vissuta. 

Testo di Giovanna Lazzi

Around 1478 Antonello painted the Saint Sebastian for the first altar of the Venice San Rocco Confraternity, founded in 1478, when a serious plague was raging. Portrayed as young and handsome, the saint dominates the scene, tied to a tree, at the centre of a square framed by Venetian buildings which, shortened in perspective, bring out the monumentality of the figure, due to the lowered point of view. He slightly curves to the right, pierced by five arrows. excepting the detail of the underwear in accordance with the custom of the time, adhering so as to stress the statuesque marble body, caressed by chromatic softness recalling Giovanni Bellini, with attention to anatomical details, consented by the rare possibility of portraying the nude in holy scenes, so dear to Humanis,. The spectacularity of the background, which closes one's view like a fifth backdrop, with the double arcade showing the water of the lagoon and the emergence of houses against the blue of the sky, is animated in the figures immersed in everyday occupations, "genere” scenes in a recognisable urban conext. Antonello sets the martyr in ordinary time, in measurable space where the holy episode, made current and present, consents understanding of the la mystery of holiness and increases devotion. The masterfulness of Andrea Mantegna - with his rigorous but daring solutions (Christ, Milan, Pinacoteca di Brera) and illusionistic experiments (Cappella Ovetari della Chiesa degli Eremitani, Padoa) offered an example of the viewer's emotional involvement, such as the arrows here: not only a symbol of martyrdom, but also cause for devoted participation. Attention to the details of everyday life, with naturalism due to awareness of Flemish painters, from whom the artist also derives the use of oil techniques, is contradicted by the rather unlikely tree that shoots forth from the perspective floor, recalling - like the whole layout in the golden section - Piero della Francesca. The composition is articulated on mathematical relations, rigorous due to the iterated use of the gold section, but the light, caressing and sculpting the forms, inserts geometrical clarity into natural reality, in harmonious relationship with humanity. The wise, almost unscrupulous use of light intrigues the viewer and makes him emotionally part of the pathos of the martyr, who is brought out in uno solitary space against the normality of life, above and beyond the natural measure of space and time, human in his wounded body but spiritual in the purified expression of the face, just melancholic but not suffering, an admirable synthesis of human and divine, sublimed reality and lived reality.

Text by Giovanna Lazzi

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