“El quadretino che fa è una Madona che siede como se volesse inaspare fusi, el Bambino posto el piede nel canestrino dei fusi, e ha preso l’aspo e mira attentamente que’ quattro raggi che sono in forma di Croce. E como desideroso d’essa Croce ride e tienla salda, non la volendo cedere a la Mama che pare gela volia torre”. Così scriveva a Isabella d'Este il 14 aprile 1501 fra’ Pietro da Novellara, vicario generale dei carmelitani e suo agente artistico a Firenze, alludendo ad un dipinto di piccole dimensioni che Leonardo stava approntando per il segretario del re di Francia, Florimond Robertet. Poco prima l'aveva informata sull’andamento della bottega di Leonardo al momento indaffaratissima per le molte e prestigiose commissioni. La “Madonna dei fusi" ebbe un grande successo commerciale come attestano le numerose versioni, nessuna pienamente autografa. La versione in mostra è ritenuta tra le più vicine all’opera di Leonardo.
Testo di Giovanna Lazzi
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APPROFONDIMENTO
L'atmosfera luminosa e rarefatta frutto dello "sfumato" fonde le figure in primo piano con l'ampia veduta dello sfondo, in cui si intravedono un fiume e una serie di picchi rocciosi in sequenza, forse identificati con i Calanchi del Basso Valdarno, mentre le rocce in primo piano sono realizzate con minuziosa attenzione ai dettagli geologici. La Madonna seduta su un masso si volge verso Gesù che, semisdraiato lungo la diagonale, pare giocare sorridente con un aspo, il bastone con due assicelle perpendicolari alle estremità per avvolgervi le matasse di lana filata, in forma di croce, che regge nella mano e su cui fissa lo sguardo attento. La Vergine cerca di trattenerlo in un abbraccio da cui il Bambino sguscia con la torsione del corpo, mentre la mano aperta della madre ripete i gesti di allarmata accettazione delle Annunciazioni. Il simbolo della croce innestato nell'aspo si riferisce alla Madonna il ruolo di archetipo femminile sacro Maria è una donna racchiusa nell'ambito familiare di quieta operosità e paziente lavoro quotidiano, ma è anche divina per quella croce a cui è destinato il figlio, strumento di dolore tremendo ma garante di redenzione e immortalità per tutti gli uomini. Se nel Figlio appare chiara l'accettazione del sacrificio, nella Madre traspare l'angoscia della consapevolezza di un destino ineluttabile. I rapporti espressivi tra i due protagonisti sono indagati con straordinaria acutezza, nel moto quasi violento dei corpi, nel gesto eloquente della mano di Maria, rivelatrice di intima tensione, nel suo sbilanciarsi per fermare il destino e nella dolcezza del volto dove l'amore materno si unisce alla consapevolezza dell'accettazione.
Testo di Giovanna Lazzi
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“The little picture which he is doing is of a Madonna seated as if she were about to spin yarn. The Child has placed his foot on the basket of yarns and has grasped the yarn-winder and gazes attentively at four spokes that are in the form of a cross. As if desirous of the cross he smiles and holds it firm, and is unwilling to yield it to his Mother who seems to want to take it away from him.” Thus did fra’ Pietro da Novellara, general vicar of the Carmelites and Isabella d'Este’s artistic agent in Florence, write to her on 14 April 1501, alluding to a small-size painting which Leonardo was preparing for the secretary to the King of France, Florimond Robertet, the snowed under by numerous prestigious commissions. The “Madonna of the Yarnwinder" was very successfully commercially, as is attested by the many versions, none of which is completely authentic. The version on display is considered one of the closest to Leonardo’s work.
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The luminous, rarefied atmosphere, fruit of the "sfumato", merges the foreground figures with the broad background view, in which one sees a river and series of rocky peaks in sequence, possibly identified as Calanchi del Basso Valdarno, while the foreground rocks are executed with minute attention to geological details. The Madonna, sitting on a mass, turns towards Jesus, who, semi-supine along the diagonal, appears smiling and playing with a reel, its staff with two perpendicular axes at the end to wrap the yarn skein, in the form of a cross, which he holds in His hand and looks at attentively. The Virgin tries to hold Him back in an embrace, but the Baby wriggles free, while the mother’s open hand repeats the gestures of alarmed acceptance from the Annunciation. The symbol of the cross, grafted into the reel, confers on the Madonna the role of architypical holy female. Mary is enclosed in the family environment of quiet toil and patient everyday chores, but she is also divine because of the cross awaiting her Son, instrument of tremendous pain but also guarantor of redemption and immortality for all men. If the Son clearly reveals acceptance of sacrifice, Mary gives away the anxiety of awareness of an unavoidable sacrifice. The expressive relationships between the two subjects are investigated with extraordinary acuteness, in the almost violent bodily movement, the eloquent gesture of Mary’s hand, revealing inner tension, in her imbalance to block destiny and sweetness in the face, where maternal love joins awareness of acceptance.
Text by Giovanna Lazzi
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