Attribuito da lungo tempo alla bottega di Leonardo, il dipinto rappresenta Gesù Cristo frontalmente, a mezza figura, secondo l'iconografia consueta, mentre leva la mano destra per benedire e nella sinistra tiene il globo, simbolo del suo potere universale. Dal restauro, che ha eliminato le ridipinture, la barba e i baffi aggiunti in omaggio alla fisionomia "ufficiale" di Cristo, è emersa una notevole qualità cromatica, nel luminoso azzurro delle vesti adorne di galloni d'oro ricamati e nel modellato del volto, mentre riflettografie e analisi scientifiche confermerebbero l'analogia con i disegni preparatori, conservati nel castello di Windsor. Nel 2011, al termine del restauro, Martin Kemp e altri studiosi hanno convalidato l'attribuzione a Leonardo, nonostante autorevoli pareri contrari. Poco prima di abbandonare Milano per la caduta degli Sforza, Leonardo avrebbe realizzato una tavola del Salvator mundi di cui si erano perse le tracce, conosciuta, tuttavia, in virtù dell'incisione che intorno al 1650 ne aveva tratto Wenceslaus Hollar. L’opera infatti si trovava nelle collezioni di Carlo I d'Inghilterra, disperse dopo la decapitazione del re.
Testo di Giovanna Lazzi
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Long attributed to Leonardo’s workshop, the painting portrays Jesus frontally, half-figure, according to traditional iconography, while He raises His right hand to bless and holds the globe, symbol of His universal power, in His left hand. Restoration eliminated the repainting, which had added a beard and moustache in homage to Christ’s “official” physiognomy; it also revealed remarkable chromatic quality, in the bright blue of the clothes adorned with embroidered gold stripes and the modelling of the face, while reflectographies and scientific research confirm the analogy with preparatory drawings, conserved in Windsor Castle. In 2011, at the end of the restoration, Martin Kemp and other scholars validated attribution to Leonardo, despite authoritative contrary opinions. Shortly before abandoning Milan due to the fall of the Sforzas, Leonardo was to make a ‘Salvator Mundi’ panel for a private commissioner, no trace of which can be found, though it is known through an engraving made by Wenceslaus Hollar around 1650, when it was found in the collections of Charles I of England, which were dispersed after the king was decapitated.
Text by Giovanna Lazzi
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