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Madonna con il bambinoMadonna with Child
CimabueCimabue
Santa VerdianaSanta VerdianaSanta Verdiana, CastelfiorentinoCastelfiorentinoCastelfiorentino, ItaliaItalyItalie
Affresco, 69 x 51 cm., year 1283 - 1284

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Proveniente dalla collegiata dei Santi Lorenzo e Leonardo, la tavola rappresenta su fondo oro Maria, raffigurata nell'iconografia dell'Odigitria, cioè mentre indica il bambino che tiene in mano una pergamena arrotolata. La Vergine è racchiusa nel manto scurissimo che le avvolge anche la testa, illuminato dalle striature dorate da cui appena si coglie il rosato della tunica dallo scollo bordato da un raffinato gallone. La postura, il panneggio rigido e schematico, le grandi mani evidenti riportano alla tradizione bizantina, come la rigidezza del volto per quanto più dolce e delicato rispetto a opere precedenti. Tra la fine del Duecento e l’inizio del secolo successivo si abbandonano le formule più rigide di ascendenza bizantina a favore di una resa più realistica e umanizzata delle figure sacre. La tavola si inserisce in quel momento di passaggio verso la maniera nuova che Giotto porterà a vette altissime. Se l'autografia di Cimabue trova concorde gran parte della critica, non si può dimenticare la somiglianza iconografica con la Madonna di Crevole di Duccio di Buoninsegna per la malinconica espressione del volto, la raffinatezza cromatica e linearistica, l'accenno ad un moto di umanizzazione del sacro. Si tratti di un diretto intervento o di un dialogo a distanza ravvicinata, la comunanza tra i due artisti è evidente.

Testo di Giovanna Lazzi 

©Tutti i diritti riservati

Deriving from the College of Saints Lorenzo and Leonardo, the panel depicts Mary against a gold background, portrayed in the iconography of Odigitria, that is, while showing the Child, who holds a rolled-up parchment in His hand. The Virgin is wrapped in the dark cloak that also covers her head, illuminated by golden streaks that just reveal the pink of the tunic with its fringed neckline and refined chevron. The posture, the rigid and schematic drapery, the evident large hands hark back to the Byzantine tradition, as does the rigidity of the face, although it is sweeter and more delicate than in previous works. Between the end of the thirteenth century and the start of the following one, the more rigid forms of Byzantine ascendance were abandoned in favour of a more realistic, humanised rendering of sacred figures. The panel lies in that moment of transition towards the new manner, which Giotto would take to its highest level. Even if critics largely agree that this is Cimabue’s work, we may not overlook its iconographic similarities to Duccio di Buoninsegna’s Crevole Madonna concerning the melancholic facial expression, the chromatic and linearistic refinement, the hint of a move towards humanising the sacred. Whether there was direct intervention or close-range dialogue, the commonality between the two artists is undeniable. 

Text by Giovanna Lazzi 

©All Rights Reserved

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