RAFFAELLO
una Mostra Impossibile
RAPHAEL
an Impossible Exhibition
«... non fu superato in nulla, e sembra radunare in sé tutte le buone qualità degli antichi». Così si esprime, a proposito di Raffaello Sanzio, G.P. Bellori – tra i più convinti ammiratori dell’artista nel ’600 –, un giudizio indicativo dell’incontrastata preminenza ormai riconosciuta al classicismo raffaellesco. Nato a Urbino (1483) da Giovanni Santi, Raffaello entra nella bottega di Pietro Perugino in anni imprecisati. L’intera produzione d’esordio è all’insegna di quell’incontro: basti osservare i frammenti della Pala di San Nicola da Tolentino (Città di Castello, 1500) o dell’Incoronazione di Maria (Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana, 1503). Due cartoni accreditano, ad avvio del ’500, il coinvolgimento nella decorazione della Libreria Piccolomini (Duomo di Siena), incarico affidato a Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio. Lo Sposalizio della Vergine (Milano, Pinacoteca di Brera, 1504), per San Francesco a Città di Castello (Milano, Pinacoteca di Brera), segna un decisivo passo di avanzamento verso la definizione dello stile maturo del Sanzio. Il soggiorno a Firenze (1504-08) innesca un’accelerazione a tale processo, favorita dalla conoscenza dei traguardi di Leonardo e Miche langelo: lo attestano la serie di Madonne con il Bambino, i ritratti e le pale d’altare (ad esempio il Trasporto di Cristo al sepolcro, Roma, Galleria Borghese, 1507). Rimonta al 1508 il trasferimento a Roma, dove Raffaello è ingaggiato da Giulio II per adornarne l’appartamento nei Palazzi Vaticani. Nella prima Stanza (Segnatura) l’urbinate opera in autonomia, mentre nella seconda (Eliodoro) e, ancor più, nella terza (Incendio di Borgo) è affiancato da collaboratori, assoluti responsabili dell’ultima (Costantino). Il linguaggio raffaellesco, inglobando ora sollecitazioni da Michelangelo e dal mondo veneto, assume accenti rilevantissimi, grazie anche allo studio dell’arte antica. Di qui la speciale interpretazione del classicismo offerta dall’artista, componente nodale della “maniera moderna”. Sotto il pontificato di Leone X, il “divino” maestro, oltre all’attività di pittore, svolge la pratica di architetto ed è responsabile delle antichità capitoline. Dirige inoltre le principali imprese del tempo, avvalendosi di una organizzata bottega (Logge dei Palazzi Vaticani o i cartoni degli arazzi destinati alla Cappella Sistina). La Trasfigurazione, richiesta dal cardinale Giuliano de’ Medici, futuro Clemente VII, per la cattedrale di Narbona, si pone a sigillo della folgorante carriera del Sanzio, morto, a soli 37 anni, nel 1520.
Curatore Ferdinando Bologna
«... He was surpassed in nothing, and seems to gather in himself all the fine qualities of the ancients». This is how G.P. Bellori, one of Raphael’s most fervent admirers in the 1600s, expresses himself on the artist: a significant judgement of the uncontested pre-eminence Raphael’s classicism now enjoys. Born in Urbino (1483) of Giovanni Santi, Raphael entered Pietro Perugino’s workshop for an unspecified period. This meeting would influence all his early work entire: just observe the fragments of the Baronci Altarpiece (Città di Castello, 1500) or the Crowning of Mary (Vatican City, Pinacoteca Vaticana, 1503). From the 1500s, two cartoons show he was involved in decorating the Piccolomini Library (Cathedral of Siena), a task entrusted to Bernardino di Betto, known as the Pinturicchio. The Marriage of the Virgin (Milan, Pinacoteca di Brera, 1504), for San Francesco a Città di Castello (Milan, Pinacoteca di Brera), marks a decisive step forward towards Raphael’s mature style. His stay Florence (1504-08) marked a swifter approach to this process, encouraged by his awareness of Leonardo and Michelangelo’s achievements: consider the series of Madonnas with Child, portraits and altarpieces (for example, the Deposition, Rome, Galleria Borghese, 1507). In 1508 Raphael moved to Rome, where he was employed by Julius II to decorate his apartment in the Vatican Palaces. In the first room (Signature), he worked autonomously, while in the second (Heliodorus) and still more in the third (Fire in the Borgo), he was assisted by collaborators, fully responsible for the last room (Constantin). Raphael’s work was now being solicited by Michelangelo and Venice, taking on highly significant features, not least due to the study of ancient art, hence his unique interpretation of classicism, a key component of the “modern manner”. Under the pontificate of Leo X, the “divine” master, he became architect as well as artist, and was responsible for the Capitoline antiquity. He also led the main enterprises of the time, making use of an organised workshop (Logge of the Vatican Palaces or the cartoons of the tapestries made for the Sistine Chapel). The Transfiguration, requested by Cardinal Giuliano de’ Medici, future Clement VII, for the cathedral of Narbona, marks the end of the dazzling career of Raphael who died in 1520 at just 37.
Curator Ferdinando Bologna